Voglio il finale, adesso! Non posso aspettare una settimana per poterlo vedere, sono quasi certa che nella carta dei diritti umani questa sia una violazione, che prevede come punizione per chi la commette la visione in loop della serie tv che detesta, fino a che non avrà compreso pienamente il suo errore. Ok, forse ho un po’ esagerato, ma rimango della mia idea che dovrebbero istituire una legge per chi commette crimini contro i serie tv addicted.
Questa puntata è stata semplicemente F.A.N.T.A.S.T.I.C.A. La migliore di tutte e tre le stagioni, almeno finché non vedrò il finale di stagione. C’è azione, risoluzioni, colpi di scena e suspance. È intensa e struggente. Ovviamente quello che ci rimane più impresso, al di là della bellezza dell’episodio, è l’aver dovuto dire addio a fin troppi personaggi interessanti. In Do or Die (letteralmente “Fai o Muori“), mai titolo è stato più azzeccato per un episodio di questo, diretto splendidamente da Vincenzo Natali (Hannibal e Luke Cage), hanno trovato la morte Justine Feraldo, Angel e forse anche Eichorst.
Prima le signore. Justine Feraldo (Samantha Mathis), la Lady di Ferro, passatemi il paragone, è morta così come ha sempre vissuto, combattendo. Una donna forte e senza mezze misure, che nel momento in cui la sua città, e perché no anche il suo paese, è stata attaccata da una minaccia così orribile non è scappata, come la maggior parte di coloro che avevano giurato di difenderla, ma anzi si è fatta avanti per portare tutto il peso sulle sue spalle, e ci ha messo tutte le sue energie, senza mai risparmiarsi. Sempre pronta a prendere le decisioni più difficili, senza mai un attimo di esitazione, ha guidato la ribellione di New York e ha dato un po’ di speranza a coloro che non erano riusciti a scappare dalla città. Anche il suo personale momento di difficoltà, quando è stata infettata, l’ha guardato dritto in faccia e l’ha sconfitto. Un personaggio forte, di cui sono certa si sentirà la mancanza.
Ma il combattente per eccellenza della serie è lui, Angel Guzman Hurtado (Joaquín Cosio), è uscito di scena con un’ultima performance, la più bella, la più vera. Con il suo sacrificio è riuscito a salvare la vita a Gus (Miguel Gomez) portando a compimento il suo ruolo di guardiano, di eroe. The Silver Angel, il suo nome da wrestler, ha manifestato il suo ultimo trucco, ha fatto la sua ultima mossa in una scena che difficilmente riusciremo a dimenticare, pregna di significato e volutamente esagerata. Mai dimenticherò quella croce bianca lambita dalle fiamme, per un attimo ho avuto la sensazione di aver fatto partire un film di Schwarzenegger anni ’80. Senza di lui, Gus sarà sicuramente meno stabile, ora davvero non ha più nessuno.
Ultimo, ma solo per sequenza scenica, Thomas Eichorst (Richard Sammel). Il vampi-nazi più amato del piccolo schermo, sembra proprio che abbia intonato la sua ultima canzone. Nonostante non abbiamo ancora la certezza della sua morte, dobbiamo comunque annoverarlo tra i caduti della puntata, e nel suo caso la caduta è stata anche bella alta. Sinceramente non mi aspettavo questa mossa da parte di Palmer (Jonathan Hyde), di solito è molto più razionale e freddo, mai istintivo. Sapevo avrebbe fatto qualcosa, ma non questo. Uccidere, o comunque ridurre a uno scolapasta il braccio destro del Master equivale a un atto di guerra, e lui è il tipo di persona che preferisce rimanere nel mezzo finché non sferra la mossa che porterà più acqua al suo mulino. Se la sua morte dovesse essere accertata, Palmer è riuscito dove Setrakian ha fallito, più volte. La morte del vampi-nazi costringerà il Master ad arretrare almeno un po’, visto che ha perso l’unico strigoi intelligente abbastanza da guidare la sua avanzata.
Ma le sorprese non finiscono qui. La coppia improbabile, Dutch (Ruta Gedmintas) ed Eph (Corey Stoll), tra un accoppiamento e una scazzotata con Fet, è riuscita a mettere a punto un’apparecchio che interrompe la comunicazione tra gli strigoi, ma soprattutto tra questi e il Master, e noi non vediamo l’ora che venga utilizzata sul serio. Nemmeno il tempo di un bicchierino di vodka per festeggiare, che Eph propone a Setrakian e a Fet un piano tanto folle quanto geniale, destinato chiaramente a fallire, perché si sa, il Master è sempre stato, e penso sempre sarà, un passo avanti a loro.
New York, almeno quello che ne rimane, si prepara alla sua battaglia più lunga. Le carte sono in tavola, le armi sono state lucidate e le pedine sono state schierate, non gli resta che combattere.
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Stay tuned
Se anche la prima e sopratutto la seconda serie fosse stata al livello di questa, The Strain sarebbe stata una bella serie.